Aisha
"Aisha", nella credenza islamica e' il nome attribuito ad una Principessa, o nobildonna; infatti questo nominativo e' presente nella famiglia del Profeta Maometto. In questo caso pero' Aisha e' una donna comune che cerca di nascondersi dietro un tendaggio che funge da scenografia. La chioma e' coperta proprio come vuole la legge islamica e il soggetto cerca di mimetizzare la sua sofferenza o precisamente il suo universo di donna, spesso calpestato nei diritti umani da una millenaria tradizione che vige un po' in tutte le religioni. I tratti somatici del soggetto rispecchiano un'altra civiltà, differente sotto molti aspetti, da quella occidentale. La "Albora" concentra il vistoso linguaggio nell'espressione dei magnetici occhi, che sembrano sentenziare, con giusta ragione, le proprie necessità, con tutte le carenze biologiche dell'universo femminile. l'intero elaborato viene proposto con un'altissima percentuale di tonalità calde proprio per accentuare la proposta che viene irradiata. Forse Aisha fa parte simbolicamente del campo di Atma e nel suo sguardo pieno di stupore e' facile leggere tanta paura, per cui si nasconde dietro la "protezione" di quelle tende che colorano il suo mondo. In un'area di appena cm 60 x 50, Marinella Albora da Genova, mimetizza un mondo troppo spesso dimenticato ed anche se la bocca di questo giovane soggetto appare chiusa, invece l'intera opera e' un grido disumano di protesta e di dolore che arriva, alle orecchie del visionatore.
Pasquale Solano [Critico d'Arte]
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